14.4.15

Con le tecniche ci fai poco, se non coltivi lo spirito giusto!

Uno degli articoli più belli che ho letto ultimamente è quello di Massimo Bandinelli (Business e Life Coach), dal titolo Coaching: i talenti nascosti e che “si nascondono”; mi sono emozionata, mi sono venuti gli occhi lucidi, ma soprattutto ho ricordato.
Ho ricordato l'essenza del successo, la base della vera realizzazione e l'origine della fortuna, quel misterioso ingrediente che, di fatto, porta solo alcuni alla concretizzazione delle proprie idee, e non tutti.
Ho ricordato il mio punto di partenza, il giorno della mia visione (circa 10 anni fa), così fortemente impresso nella mia memoria, e così presente nelle ultime settimane, come una stella cometa che mi guida.
Ho ricordato una verità che già conosco da tempo, ma che in questa società attuale, dove ciò che impera e invade è la tecnica, spesso, purtroppo, il rischio di dimenticarla è estremo.
Con le tecniche non ci facciamo niente, se non coltiviamo il giusto spirito!

Già, perché è esattamente questo l'ingrediente segreto, che fin troppe persone trascurano, pagando un caro prezzo per la propria superficialità. Molti si limitano a parlare di passione, di istinto, di visione e di missione, ed è tutto assolutamente vero; solo, da una parte si omette l'intensa spiritualità da cui tutto ciò emana (perché, ahimé, parlare di spiritualità non fa tendenza), e dall'altra se ne tralascia la profondità, precludendosi la possibilità di cogliere un fatto ben preciso: quegli occhi che brillano a cui si riferisce Massimo Bandinelli, quegli occhi lì, che si vedono solo in chi ha risvegliato dentro di sé il proprio talento, non sono gli occhi dei furbi, degli scaltri, degli intelligenti o degli opportunisti. Sono prima di tutto gli occhi di chi lavora con spirito, di coloro che coltivano il giusto atteggiamento intimo rispetto alla carriera, che non è fatto solo di obiettivi, profitti e fatturati, né solo di mantenere figli, ingrandire case o poter scegliere una macchina più potente della precedente. Quella luce negli occhi, prima di tutto, dice “io vedo quanto ancora più bello può essere questo mondo”, “io vedo quanta nuova ricchezza possiamo creare in questa società”, “io so che questa è la mia strada, e che questo talento che mi porto dentro non è soltanto mio; è un valore talmente brillante che sarebbe un peccato non condividerlo, non metterlo al servizio di un progetto comune”.

Lo spirito a cui mi riferisco non ha niente a che fare con la religiosità, e non si limita alla carriera; è la consapevolezza, che purtroppo ancora solo poche persone hanno, del fatto che è importante dare un senso alla propria vita e azione, costruire un significato dove tutte le varie sfere si integrino tra loro (passioni, valori, famiglia, comportamenti, carriera, e via dicendo), prendendo prima la forma di un'intuizione e di una visione, e poi quella di un progetto di vita.
Una carriera che si inserisce in una rete di senso così salda e ricca di connessioni non può fallire; può attraversare difficoltà, crisi e momenti bui, ma ognuno di essi non farà altro che rinvigorire ulteriormente quella luce che brilla negli occhi, perché c'è una potenza sotto, una vitalità, che trascende il livello prettamente umano e individuale.
Partorire un progetto e crescerlo nel tempo è un po' come fare dei figli, nutrirli, educarli, indirizzarli, e aiutarli a sbocciare: il potere che si mette in campo è tanto intenso perché è ancestrale, è misterioso e soprattutto non è solo potere, è potere misto ad amore. Un mix infallibile, basta osservare la storia per coglierlo.

Ilaria Cusano



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