9.4.15

Per avere successo, viaggia in solitaria; l'eremita appartiene solo alla rete giusta!

Dopo 10 anni dall'inizio della mia carriera, dopo essere andata avanti, inarrestabile, in mezzo alle mille critiche, incomprensioni e perplessità, e dopo aver conseguito il successo che cercavo, posso finalmente confermare 3 intuizioni che avevo fin dal principio:
1) il successo non può avere una definizione oggettiva, è per forza soggettiva, ed è a quella che è bene riferirsi;
2) con tutto si può guadagnare, basta avere passione, formarsi sempre e perseverare;
3) è un cammino solitario, in cui nessuno può mettere bocca – posso ascoltare i feedback, le impressioni, le critiche, lo faccio e in parte è utile, ma la forza, l'energia e la direzione, quelle che mi portano avanti attraverso le ore, i giorni e gli anni, vengono sempre da dentro, mai da fuori.

Il primo passo per realizzarsi, dunque, è il banale (?) guardarsi dentro.

Finalmente sta morendo la credenza, a mio avviso deviante, secondo cui si lavora per fare soldi. Non è così: si lavora anche per fare soldi, ma la vera ragione, quella profonda, è un'altra, ed è questa che fa realizzare il vero successo nella vita. Non è per tutti la stessa, può cambiare nel corso della vita, ma sicuramente ha sempre e comunque a che fare con il mettere a frutto la propria passione e vocazione, con il dare una forma concreta e materiale ai propri sogni e valori, con l'esprimere e il condividere quanto di più bello, interessante e prezioso si ha dentro.
Per molti, il solo poter fare questo nel corso della giornata (invece che altro) è un enorme successo! Così era per me a vent'anni: riuscire a plasmare un'attività professionale entusiasmante, stimolante e divertente, e riuscire a vivere con essa, era ciò che io intendevo per successo.
Per altri, invece, il successo consiste nell'avere a disposizione, accanto al lavoro, una quantità sufficiente di tempo libero da spendere con i propri cari, nello sport o in un hobby, magari anche a costo di guadagnare la metà.
Per altri ancora, successo significa ottenere, attraverso il prestigio sociale, il riconoscimento e l'approvazione che non si è ricevuto da piccoli; concedersi, attraverso il denaro e/o il lusso, la spensieratezza, la gioia e il piacere che non sono mai esistiti nella propria famiglia, schiacciata da fatiche, rinunce e sacrifici; riempire con la fama un vuoto che, diversamente, sarebbe una tossico-dipendenza, una depressione o una malattia.
In tutti i casi, comunque, c'è qualcosa di profondo sotto, qualcosa che vale, che ha un senso, e che, se ben “cavalcato”, è l'origine del processo creativo attraverso cui si dà forma al proprio progetto di vita prima, e al successo, alla realizzazione e alla felicità poi.

La consapevolezza di questo materiale umano, che giace nelle profondità, non si sviluppa al pub, in vacanza o facendo shopping; si sviluppa nella solitudine. Una scintilla può nascere in compagnia, certo, ma lo spessore si forma nel viaggio solitario, anzi spendendo molto tempo da soli, facendo introspezione, studio, formazione, riflessione, meditazione, in sostanza nel mitico conosci te stesso.
Non solo: la consapevolezza non basta affatto, è solo il primo, minuscolo passo verso la realizzazione. Dopo, ci vogliono una dedizione, una costanza, una perseveranza e una fede enormi, e non solamento in quell'attimo di casuale nirvana, ma tutti i santi giorni, anno dopo anno, mentre tutto intorno cambia, mentre il mondo ci fa pressione, mentre in pochi, forse, ci incoraggiano, appoggiano e aiutano.
Si tratta di risorse e capacità assolutamente spirituali, che provengono dall'origine di noi stessi e della nostra identità, dalla natura più profonda, dall'anima, e che possiamo coltivare e maturare solo nell'eremitaggio: ore e ore, giorni e giorni da soli, sempre da soli, a lavorare, pianificare, imparare, rivedere, trasformare, rinnovare, acquisire know-how, con passione, appagati dalla coscienza del senso di quel che facciamo, e mettendo da parte tutte quelle attività e relazioni infantili, a cui solo chi vuole procrastinare in eterno il proprio successo rimane attaccato/a.
Poi, come per magia, iniziamo a distillare un magico e dolcissimo nettare, ed è proprio la nostra stessa realizzazione ad attirare nella nostra vita i giusti rapporti e le giuste connessioni; allora sì, che è saggio fare rete – non sempre e con chiunque ;-)

Ilaria Cusano



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