7.4.15

Non saranno i mammoni a far sviluppare la società!


Foto joceydraws.deviantart.com
Chi mi conosce da tempo lo sa benissimo: sono molto critica rispetto ai mammoni. Per mia sorella e mio fratello (rispettivamente 9 e 15 anni più giovani di me) sono stata un'ossessione, ripetendo loro continuamente quanto è importante, per il proprio sviluppo e per lo sbocciare del proprio potenziale, allontanarsi dalla famiglia, andare ad abitare con qualcuno di diverso dai parenti, crearsi delle abitudini e uno stile di vita nuovi, che corrispondano alla propria identità, a un personale modo di essere unico e originale. Con il mio ex sono stata feroce – uno dei motivi principali per cui lo lasciai consisteva proprio nel fatto che lui viveva in una casa costruita dai genitori, nello stesso edificio in cui abitavano loro, lavorava con il padre, riceveva le sue telefonate quando faceva tardi la sera, e tutto questo a 30 anni! Come si fa, a 30 anni, a vivere come a 15?
Si fa, purtroppo, e sempre più spesso e più diffusamente, in questa Italia che sembra aver cresciuto e formato orde di mammoni, invece che di adulti maturi, responsabili e capaci di stare sulle proprie gambe!

Questo è un enorme fallimento culturale delle ultime generazioni, e va riconosciuto e affrontato, se si vuole progredire come società. Una comunità, infatti, che forma degli individui senza fornire loro le risorse necessarie per sviluppare la società, ma che, anzi, struttura la propria identità su una matrice fatta solo di debolezza, dipendenza e sindromi di Peter Pan mai superate, è una comunità destinata a morire, che si priva della possibilità di creare un futuro degno di essere vissuto. Il che, in diversi ambiti, è esattamente ciò che sta avvenendo.

È andata così, è stata una fase di transizione dall'organizzazione tipicamente familiare della società (che, di fatto, fino a pochi decenni fa, aveva un senso), e per fortuna sembra riguardare più le generazioni di coloro che oggi hanno 30/40/50 anni, e meno quelle degli attuali ventenni, che da questo punto di vista si distinguono per essere più coscienti di se stessi, più maturi e più sviluppati delle 2/3 generazioni che li hanno preceduti.
Il punto è questo: che tutti quegli Italiani 30enni, 40enni e 50enni, che sono rimasti attaccati alla gonnella della mamma, tanto psicologicamente quanto, talvolta, addirittura materialmente, in teoria dovrebbero plasmare la nostra società! Figuriamoci che opera d'arte! Grazie al cielo non ci sono solo loro, ma io vi invito a osservare la vita, lo sguardo e il modo di agire di coloro che stanno veramente costruendo qualcosa nella vita, non solo per se stessi, ma anche come contributo alla costruzione della società, e di discernerli da chi, invece, sta solo ricevendo uno stipendio (quando le cose vanno bene), andando a bere birra al pub il venerdì e facendo vacanze nelle città europee il sabato e la domenica, perché l'atteggiamento infantile, indifferente e debole di questi ultimi deve essere scoraggiato, se vogliamo un futuro come società. Deve essere scoraggiato in primis dai genitori (non ci possiamo più permettere di crescere figli del genere!), ma in generale da tutti: non c'è niente da invidiare ai figli di papà, ai nullafacenti, a coloro che spendono e spandono il denaro faticosamente guadagnato dai genitori 60enni, 70enni e 80enni, a tutti quelli che non solo non hanno nessun progetto di vita, ma neanche si preoccupano di farsene uno, perché non sono queste le persone che fanno crescere e sviluppare una comunità – queste, invece, sono le persone che vanno trainate e stimolate a maturare, nella speranza che, prima o poi, si mettano una mano sulla coscienza, per il bene proprio e di tutti, e si decidano a svegliarsi.

Ilaria Cusano

Nessun commento:

Posta un commento

Condividi le tue domande, riflessioni, emozioni e ispirazioni! La tua partecipazione arricchisce tutti :-)