L'amore... In questi tempi di
diritti dei gay e delle coppie di fatto, di provette e uteri
in affitto, di drag queen e di burlesque, io voglio tornare alle
origini e parlare di una cosa antica: il matrimonio.
Innanzitutto un po' di storia. Questa
istituzione esiste da molto più tempo di quel che si potrebbe
credere; tante persone sono convinte che sia nata assieme al
Cattolicesimo, mentre invece non è affatto così.
Nell'antica Roma, la formula che veniva
pronunciata durante il rituale del matrimonio era “Ubi tu Gaius,
ego Gaia”. Ora, al di là delle traduzioni da letterati (che in
questa sede non ci interessano), noi che usiamo il fiuto e l'istinto
possiamo sicuramente renderci conto di due fatti:
1) la parola “gaia/o” in Italiano
ancora esiste e significa “felice”, “gioiosa/o”;2) lo stesso termine, Gaia, viene utilizzato per riferirsi alla Madre Terra – e infatti ha origine dal greco e significa esattamente “Terra”.
Che c'entrano le coppie sposate con
le regine e i re?
Voglio andare
ancora più lontano, ma ci voglio andare attraverso una mia
esperienza personale – i concetti sono noiosi, le storie invece
sono appassionanti :-)
Io non sognavo
l'abito bianco, da bambina non giocavo mai con le bambole, le Barbie
mi sembravano barbosissime e non avrei mai detto che mi sarei sposata
– non era proprio tra le mie priorità. Poi invece l'ho fatto,
compiendo una delle scelte più azzeccate della mia vita, in termini
di bellezza, amore e anche realizzazione lavorativa,
nel mio caso. Ma questo l'ho scoperto dopo. Subito, invece, mi sono
accorta di un fatto curioso: appena compiuto il matrimonio, anche se
il mio e di Sandro è stato super bizzarro (quello spirituale è
stato celebrato da un guru tantrico della Malesia, di notte, in mezzo
alla natura e a miliardi di lucciole, e in quello ufficiale abbiamo
fatto una festa di sei giorni stile Sud-America e come colonna sonora
del rito c'era “Don't worry be happy” di Bobby McFerrin), in un
attimo eravamo stati catapultati in un altro mondo. Sembrava di aver
preso una strana droga, o di aver avuto accesso a un nuovo quadro del
video game, come premio dopo aver superato il mostro; fatto sta che
eravamo in un nuovo territorio, dove vigevano regole e dinamiche
diverse, che io qui non racconterò per non rovinare la sopresa a chi
avrà l'onore e il piacere di viverle in prima persona ;-)
Essendo
estremamente attratta da tutto ciò che riguarda la vita delle
donne e delle coppie, ho iniziato a osservare la questione
anche da un punto di vista più analitico – sono pur sempre una
sociologa, anche se strana :-D E cosa ho scoperto? Che si tratta di
una fiaba, di principesse e principi che combattono e poi diventano
regine e re, e dell'inizio di un nuovo entusiasmante viaggio, che
prende le mosse dal bianco dell'abito (simbolo della fusione con
l'infinito – i Musulmani lo usano al momento del trapasso e noi
donne in quello del matrimonio), dai testimoni e dalla
comunità che promettono di sostenere e aiutare l'amore nel
corso degli anni a venire, e della festa, rituale catartico
antichissimo, foriero di gioia, liberazione e abbandono alle forze
della natura animale. Ciliegina sulla torta: il sesso, che in
passato doveva addirittura essere il primo e portare alla luce un
bambino (sono tutti simboli potentissimi!), mentre oggi è
celebrazione dell'amore e del piacere di essere vivi.
Archetipi, magie e porte aperte
anche per gay (di nuovo Gaia!), coppie di fatto e coppie sterili
La cosa fighissima
è questa, secondo me: un'istituzione si instaura e dura nel tempo
perché risponde a dei bisogni collettivi percepiti a livello di
massa, non necessariamente capiti ed elaborati ma sentiti, solo che
non è detto che si debba percorrere proprio quella strada per
rispondere a quei bisogni!
Il nocciolo è la
risposta a delle esigenze profonde, non l'istituzione in sé, che è
solo un mezzo che noi usiamo, e non il fine ultimo – è per questo
che esistono anche matrimoni che non sono assolutamente in grado di
fornire una risposta adeguata al bisogno. Quale bisogno? Quello di
trasformarsi, a un certo punto del proprio cammino, in regine e re.
Un matrimonio
azzeccato e ben gestito nel corso degli anni è un matrimonio che
consente alle donne e agli uomini di trasformarsi, addirittura
trasfigurarsi, progressivamente, fino ad assumere le sembianze di
regine e di re. È un cammino spirituale per coppie, in
pratica, come tutto sommato risulta alquanto ovvio, giusto?
Focalizzato
questo, è facile immaginare come sia possibile raggiungere lo stesso
obiettivo anche in diversi altri modi (tra cui anche i miei corsi
di formazione per coppie, tra
l'altro) e per qualsiasi genere di persona; il matrimonio tra un uomo
e una donna è la via più battuta, rientra nell'archetipo
ancestrale automaticamente e in modo immediato, poiché affonda le
radici molto lontano, in una terra immaginaria che la coscienza
collettiva nutre da millenni, ma ci sono tante altre strade, tutte da
scoprire (anche l'omosessualità e i rituali tantrici, in fondo, sono
istituzioni antichissime, che durano da millenni). L'importante è
vedere il bisogno profondo che sta alla base, che è universale,
riguarda l'inconscio e gioca la sua partita esclusivamente nel regno
simbolico, dove ci sono lo spazio e la magia della nostra psiche
umana.
Ilaria Cusano
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